il silenzio della parola, il rumore della carta

Il silenzio della parola, il rumore della carta costituisce un attraversamento visivo nelle scelte letterarie che hanno formato l’autore, giorno dopo giorno. Poeti, scrittori, filosofi, saggisti, tutti grandi della letteratura italiana e internazionale che il fotografo milanese Giulio Cerocchi ha scelto e letto nel corso della vita, e che ora ha scelto (di nuovo) e fotografato, ma non interpretando banalmente le loro opere letterarie, piuttosto “catalogandole” mentalmente e visivamente per una ragione più alta. Infatti, Cerocchi fotografa le costole dei suoi libri disposti su una mensola bianca e illuminati con una luce diffusa. Lo scenario è essenziale, lineare, l’inquadratura minimalista. Solo uno dei titoli, quello più importante e uno per ciascun ripiano, sbuca dal livello bidimensionale, quale risultato di un’ulteriore ed ennesima preferenza o, più semplicemente, di una gratitudine manifesta.

“Un giorno nella disposizione dei volumi della mia libreria ne ho notato uno fuori posto”, osserva Cerocchi, “non era allineato agli altri, fuoriusciva come se qualcuno fosse in procinto di estrarlo. Ero reduce da un altro lavoro intitolato Coesistenze Pacifiche nel quale avevo inserito un elemento tridimensionale, così il disordine intravisto nella mia libreria scaturito casualmente da un concetto di ordine, ha stimolato l’idea di trasformarlo in un lavoro fotografico: volevo raccontare una nuova storia”.

Nel nuovo progetto di Giulio Cerocchi lo spazio nell’immagine è volutamente privo di qualsivoglia pulsione viscerale, infatti la rappresentazione è estremamente oggettiva (visione frontale, proporzioni reali…) se non fosse per un unico, fondamentale “dettaglio” che in tale contesto assume il ruolo di attivatore emozionale, scavalcando persino l’identità dell’autore. Quei due centimetri di libro – vero e nell’edizione originale letta a suo tempo dall’autore – che sporgono dalla fotografia proprio dove il libro realmente si troverebbe collocato sulla mensola, e quindi in proporzione con le dimensioni degli altri testi, rappresentano una piccola rivoluzione concettuale, raffigurando una sorta di realtà aumentata ante litteram.

Vedere tridimensionalmente proprio quel titolo e non altri amplifica la curiosità, l’interesse e magari anche la probabilità di scegliere la nostra prossima lettura.

La costola di un libro ha un ruolo non da poco concettualmente parlando (ma anche praticamente). Essa infatti, svolge una funzione centrale per la fruibilità complessiva del volume: tiene insieme le parti, protegge la rilegatura, offre un’informazione preziosa sui contenuti del libro, fissa ogni elemento, ossia le pagine – e quindi anche le parole stampate – e la copertina, vale a dire forma e contenuto che costituiscono il libro stesso.

Anche in questo nuovo lavoro la terza dimensione nell’immagine fotografica, caratteristica per altro costante nel lavoro di Giulio Cerocchi, prova a disorientare benevolmente l’osservatore al quale viene chiesto di compiere un gesto volitivo: spostarsi lateralmente, cambiare assetto per scoprire la tridimensionalità che non appartiene alla “natura” della fotografia intesa come medium e che, con la sua presenza sulla superficie bidimensionale dell’immagine, sorprende, vivifica, provoca. Anche in questo nuovo lavoro l’autore infatti, esce dai parametri della fotografia convenzionale, da una sorta di conformismo fotografico e contamina come da sua abitudine (leggi necessità) fare da sempre, ancor prima che questo modus operandi diventasse così apprezzato e adottato – per non dire abusato – come lo è attualmente nel mondo della fotografia e più in generale dell’arte.

Il protagonista assoluto de Il silenzio della parola, il rumore della carta non è dunque l’uomo e neanche l’autore, ma è il concetto stesso di scritto, come custode e dispensatore del sapere, e la capacità che ciascun testo possiede – di spessore, approfondimento o più semplice e leggero – di arricchire il lettore, apportare un cambiamento di status culturale durante l’esperienza della lettura ma soprattutto in una fase successiva, nel corso intero della vita, come è accaduto a Giulio Cerocchi, come succede a chi ama la lettura e ne trae il proprio giovamento culturale.

Secondo Cerocchi, “la lettura di un libro, il suo pensiero, il messaggio formano la mente di un essere umano, nel bene e nel male. Questo grande contenitore del sapere, l’acquisizione dei suoi valori, delle sue fantasie può formare un individuo dando un accrescimento mentale che lo accompagnerà nella vita quotidiana e non solo”.

Il silenzio della parola, il rumore della carta non è solamente la libreria del Cerocchi: l’autore infatti, auspica che ciascun visitatore possa, in linea teorica, spostare i vari quadri, dare una nuova identità alle letture in base ai propri gusti e, di conseguenza, personalizzare la libreria. Questi libri sono pezzi componibili di cultura.

“Il mio messaggio vuole provare a essere triplice: quello più evidente è un invito alla lettura, il secondo è trasmettere il pensiero di questi miei personali e cari autori, mentre il terzo – forse è un po’ presuntuoso, lo ammetto – è quello di dare una nuova e diversa interpretazione dell’arte fotografica”, chiosa Cerocchi.

In linea con la cifra stilistica sperimentale sempre chiara e coerente del professionista dell’immagine Giulio Cerocchi, la mostra si compone di vari tasselli, elementi sparsi e unitari che sarà possibile vedere in diverse location fra Milano e Varese. Completa infatti l’esposizione la presenza in mostra dei lavori Territori innevati, Cours progressif de paysage, Vivi ritirato e nella quiete e sii selvaggio e il progetto Coesistenze pacifiche che precede in ordine di tempo Il silenzio della parola, il rumore della carta e ne stimola la realizzazione.

Coesistenze pacifiche vuole essere per Cerocchi una riflessione sul paesaggio urbano milanese in simbiosi con i panorami fotografati nel corso del tempo dall’artista; anche in questo caso la terza dimensione si manifesterà, stavolta però, per tramite di un mattone d’argilla rossa.

 

Loredana De Pace
Giornalista / curatrice indipendente

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